Ci sono orologi che segnano il tempo, e poi ce ne sono altri che lo rompono, lo piegano alla propria estetica, al proprio mito. Il TAG Heuer Monaco appartiene a questa seconda, rarissima specie. È più di un cronografo: è un’idea di modernità racchiusa in una cassa quadrata. Un oggetto che, per una serie di coincidenze geniali, finì al polso dell’uomo giusto, nel film giusto, nel momento giusto.
E da allora, non è più stato solo un orologio: è diventato una leggenda da polso.
Come nasce una leggenda
Per comprendere la genesi di questo segnatempo dobbiamo partire dall’introduzione del movimento Calibre 11, frutto del progetto interno denominato “Project 99”, costituì una svolta epocale per Heuer. I modelli Carrera e Autavia furono adattati per ospitare questo nuovo movimento automatico, più spesso e imponente dei precedenti. Jack Heuer racconta: «Abbiamo perciò scelto Carrera, che era già un buon modello non automatico. L'abbiamo reso a carica automatica, ma il movimento [Calibre 11] era un po troppo spesso, perciò abbiamo dovuto modificarne leggermente la forma. Poi abbiamo deciso che avremmo avuto bisogno di un modello per il mercato legato all'automobilismo e all'aviazione, perciò abbiamo creato Autavia.»
Tuttavia, un’intuizione più audace spinse il brand a pensare oltre: perché non affiancare a questi due modelli collaudati qualcosa di completamente inedito? Fu durante una visita di un rappresentante della Piquerez, azienda specializzata nella produzione di casse per orologi, che Heuer scoprì il suo futuro iconico. Quel giorno fu presentato un prototipo di cassa quadrata completamente impermeabile, una novità assoluta per l’epoca. Jack Heuer ricorda l’episodio così: «Abbiamo capito subito che era qualcosa di speciale, perché fino ad allora le casse quadrate erano utilizzate solo per gli orologi eleganti, poiché impossibili da rendere completamente impermeabili.»
La forma inedita e il design audace sembravano perfetti per esprimere la rivoluzione tecnica del nuovo movimento automatico. Grazie a un accordo esclusivo con Piquerez, Heuer poté assicurarsi l’utilizzo unico di quella particolare cassa, evitando che la concorrenza – Breitling in primis – ne facesse uso.
Quando fu lanciato, il Monaco era un oggetto alieno rispetto ai codici dell’orologeria classica. Il suo design spigoloso, il blu elettrico vibrante del quadrante e la configurazione con la corona a sinistra e i tasi cronografici a destra erano una vera e propria rivoluzione. Ma, come spesso accade con le idee in anticipo sui tempi, Monaco faticò a imporsi e fu dismesso nel 1975. Ma la sua audacia non fu dimenticata. Quando TAG Heuer ne rilanciò la produzione nel 1997, il Monaco trovò finalmente il pubblico che meritava, diventando il simbolo di uno stile senza compromessi.
Steve McQueen e la Leggenda di Le Mans
Il Monaco non sarebbe stato lo stesso senza la sua leggendaria apparizione al polso di Steve McQueen nel film Le Mans. La scelta dell’attore americano di indossarlo fu, a detta di Jack Heuer, frutto di un curioso incastro di coincidenze: «Steve McQueen indosserà il tuo cronografo da polso Monaco e ci sarà il logo Heuer sulla tuta.»
Il merito va a Don Nunley, capo attrezzista del film, che si rivolse a Jack Heuer per ottenere l’equipaggiamento cronometrico necessario alle riprese. Jack accolse l’opportunità con entusiasmo, inviando in Francia orologi, cronometri e strumenti da pista, anche a costo di qualche acrobazia alla dogana.
La scelta del Monaco avvenne poco prima delle riprese, e fu legata alla disponibilità di più esemplari identici, necessari per esigenze di scena. Ma anche l’amicizia tra McQueen e il pilota Jo Siffert – già sponsorizzato da Heuer – giocò un ruolo chiave. «Steve, domani iniziamo a girare. Finora hai indossato diverse tute, ma ora devi scegliere quella definitiva.»
«Voglio somigliare a lui», disse McQueen indicando Siffert, e finì per indossarne la tuta con il logo Heuer sul cuore.
Quando Don Nunley gli propose un Omega, la risposta dell’attore fu netta: «Non voglio un Omega, potrebbero usare il mio nome.» E scelse il Monaco, senza sapere che stava per contribuire a renderlo immortale.
Il Monaco dagli anni ’70 ad oggi
Il Monaco degli anni ’70 è oggi uno dei cronografi vintage più ricercati, non solo per la sua estetica rivoluzionaria ma anche per la sua rilevanza culturale. La versione indossata da McQueen – referenza 1133B – è diventata un pezzo da museo, letteralmente.
La linea originale comprende quattro referenze principali, con movimenti sia automatici (Calibre 11/12 e Calibre 15) che manuali (Valjoux 7736 e 7740), tutte prodotte tra il 1969 e il 1977. I quadranti, in blu notte o grigio antracite, presentano finiture che variano a seconda della referenza e della produzione, con alcune versioni soggette a scolorimento nel tempo – un dettaglio che i collezionisti conoscono bene.
Il Monaco, inizialmente accolto con freddezza, è oggi celebrato come uno degli orologi più audaci e distintivi mai creati. Il suo percorso – da outsider ad autentica icona – dimostra che la vera innovazione, se guidata da una visione, può durare ben oltre la moda del momento.
di Giacomo Del Borrello