I 10 orologi più iconici di sempre

I 10 orologi più iconici di sempre

Ci sono oggetti che non si limitano a scandire il tempo: lo raccontano.
Tra questi, pochi riescono a incarnare con la stessa forza l’evoluzione della tecnica, del
design e della cultura come l’orologio da polso. Dalla corsa allo spazio agli abissi marini,
dal design industriale degli anni Settanta fino alla diffusione del quarzo, certi segnatempo
hanno attraversato epoche, generazioni e stili, diventando punti di riferimento assoluti.
Ecco una selezione dei dieci orologi più iconici della storia moderna dell’orologeria.


1. Omega Speedmaster — Il cronografo che toccò la luna

 

Quando nel 1957 Omega presentò lo Speedmaster, nessuno immaginava che avrebbe
viaggiato oltre l’atmosfera terrestre.
Nato come strumento per le corse automobilistiche, divenne il primo orologio certificato
dalla NASA dopo una serie di test estremi: urti, vibrazioni, escursioni termiche,
decompressione.
Il calibro manuale 321, con ruota a colonne e una precisione impeccabile, resistette a
tutto.
Nel 1969, durante la missione Apollo 11, Buzz Aldrin lo portò al polso sul suolo lunare.
Quel cronografo, con il quadrante nero e la lunetta tachimetrica, divenne il “Moonwatch”:
non solo un orologio, ma uno strumento che ha accompagnato l’uomo nel momento in cui superò i propri confini.


2. Rolex Submariner — L’acciaio che sfidò il mare


Nel 1953, quando Rolex presentò il Submariner, la parola “subacqueo” aveva ancora il
fascino dell’esplorazione.
La cassa Oyster, impermeabile fino a 100 metri, la lunetta girevole e il quadrante luminoso
segnarono la nascita del moderno orologio da immersione. Negli anni, l’impermeabilità salì
a 300 metri e il calibro automatico migliorò costantemente, fino all’introduzione del 3230,
con spirale Parachrom e 70 ore di riserva di carica.
Apparso al polso di James Bond negli anni Sessanta, il Submariner divenne simbolo di
robustezza e precisione. Oggi rappresenta il punto d’incontro tra strumento professionale
e oggetto di culto.

 

3. Jaeger-LeCoultre Reverso — Il tempo che si capovolge


Il 1931 fu l’anno in cui Jaeger-LeCoultre trasformò una richiesta tecnica in un gesto di
design.
Un gruppo di ufficiali britannici, di stanza in India, cercava un orologio capace di
sopravvivere alle partite di polo. La risposta fu il Reverso: una cassa rettangolare capace
di ruotare su sé stessa, proteggendo il quadrante.
Linee nette, proporzioni Art Déco e un’idea geniale di movimento meccanico racchiuso in
un telaio mobile.

4. Cartier Crash — L’orologio che deformò il tempo


Nel 1967 Cartier London presentò un orologio che sembrava provenire da un sogno
surrealista.
Il Crash, con la sua cassa asimmetrica, nasceva in un’epoca di rottura estetica: linee
curve, proporzioni irregolari e una costruzione interamente manuale.
Ogni esemplare è unico, frutto di un lavoro artigianale più vicino alla scultura che alla
meccanica.
Al suo interno, movimenti Jaeger-LeCoultre rifiniti con cura; all’esterno, oro scolpito in
forme che sembrano liquide. Il Crash è l’esempio più audace di come Cartier abbia saputo
interpretare l’orologeria come arte.

 

5. Casio F-91W — Il tempo universale


Quando Casio lanciò l’F-91W nel 1989, l’obiettivo era semplice: creare un orologio
preciso, leggero e indistruttibile. Il risultato fu un’icona.
Pesa appena 21 grammi, ha un margine d’errore di meno di mezzo minuto al mese e una
batteria che dura quasi dieci anni. È stato prodotto in decine di milioni di unità, invariato
per oltre tre decenni. Il suo segreto non è il design - minimale, quasi anonimo- ma la
coerenza: è un orologio che funziona, sempre.
In un mondo che cambia di continuo, l’F-91W è rimasto uguale a sé stesso, diventando un
piccolo classico della precisione quotidiana.

 

6. Seiko SKX009 — Il subacqueo del popolo


Nel 1996 Seiko presentò lo SKX009, un diver automatico destinato a diventare leggenda.
Cassa in acciaio da 42 mm, lunetta bicolore blu e rossa, impermeabilità a 200 metri e
certificazione ISO 6425: tutto ciò che serve a un professionista, in un orologio accessibile.
Il movimento 7S26, semplice e affidabile, pulsava a 21.600 alternanze orarie, garantendo
oltre 40 ore di autonomia. Non aveva carica manuale né fermo macchina, ma compensava
con una resistenza eccezionale.
Lo SKX009 è l’orologio di chi vuole un meccanico vero, onesto, privo di eccessi: la prova
che qualità e passione possono convivere con semplicità.


7. Rolex Daytona — La misura della velocità


Nel 1963, Rolex introdusse il Cosmograph Daytona, un cronografo dedicato al mondo
delle corse. Il nome omaggiava il circuito di Daytona Beach, negli Stati Uniti.
La lunetta tachimetrica, il movimento Valjoux 72 e la disposizione pulita dei contatori ne
fecero uno strumento da gara impeccabile. Negli anni ’70 la versione “Paul Newman” rese
il modello celebre anche fuori dalle piste. Con il calibro 4130, introdotto nel 2000, il
Daytona raggiunse la piena maturità tecnica: meno componenti, maggiore riserva di
carica, cronometro certificato COSC.
È un orologio che unisce precisione meccanica e cultura pop, rimasto fedele alla propria
identità sportiva.

8. Audemars Piguet Royal Oak — L’acciaio diventato lusso


Nel 1972, in un momento in cui la crisi del quarzo minacciava l’orologeria tradizionale,
Audemars Piguet compì un atto di coraggio. Affidò a Gérald Genta il compito di creare un
orologio sportivo di lusso in acciaio.
Il risultato fu il Royal Oak: cassa ottagonale con viti a vista, bracciale integrato, quadrante
“Tapisserie” e movimento automatico ultrapiatto calibro 2121. All’inizio fu un rischio
commerciale; oggi è un caposaldo del design industriale.
Con il Royal Oak, il lusso smise di coincidere con l’oro e iniziò a parlare il linguaggio
dell’acciaio.

 

9. Breitling Navitimer — Il computer da polso dei cieli


Il 1952 vide nascere il Breitling Navitimer, progettato per i piloti dell’AOPA, l’associazione
americana dei piloti privati.
La sua caratteristica principale era la lunetta con regolo calcolatore, capace di eseguire
calcoli di volo - velocità, consumo, autonomia - senza strumenti ausiliari. I primi esemplari
montavano il movimento Venus 178, seguito dal calibro 11 automatico, uno dei primi
cronografi con micro-rotore. Quadrante nero, scala logaritmica, leggibilità immediata: il
Navitimer era uno strumento, non un accessorio.
È rimasto fedele a quella filosofia, diventando nel tempo un’icona dell’orologeria tecnica.

10. Patek Philippe Nautilus — L’eleganza sportiva definitiva


Nel 1976, ancora Gérald Genta disegnò per Patek Philippe un orologio ispirato agli oblò
delle navi.
Il Nautilus, con la sua cassa in acciaio e la lunetta ottagonale dai bordi morbidi,
rappresentava una rottura con la tradizione formale della maison. Sotto il quadrante blu a
scanalature orizzontali batteva il calibro 28-255C, uno dei movimenti automatici più sottili
mai realizzati. Era un orologio sportivo, ma con la finezza di una complicazione di alta
orologeria.
Oggi, a quasi cinquant’anni dalla nascita, il Nautilus continua a incarnare un’idea di lusso
sobrio e perfettamente bilanciato.

                                                                                       di Giacomo Del Borrello

Back to blog

Leave a comment