PATEK PHILIPPE: Provare la precisione

PATEK PHILIPPE: Provare la precisione

UN SECOLO DI CONCORSI DI PRECISIONE ALL’OSSERVATORIO DI GINEVRA


Nel XIX secolo, partì la sfida degli orologiai svizzeri alla produzione di massa con l’affermazione del primato in ambito cronometrico.



Grazie a documenti presenti negli archivi di Patek Philippe, giunge ai giorni nostri una letteratura imponente che riguarda la costante partecipazione degli orologiai svizzeri ai concorsi di precisione dell’Osservatorio di Ginevra.


Non distante dal quartier generale della maison di Plainpalais a Ginevra, sede del museo di Patek Philippe, si erge una collina con un parco in cui i visitatori possono ammirare una statua di Henry Moore e visitare il Museo d’Arte e di Storia, tra i più famosi in tutta la Svizzera. Questo luogo però ha un passato glorioso a cui la casa è molto legata: oltre 150 anni fa, sulla collina, vi era la sede dell’Osservatorio di Ginevra (1772-1969).
Intorno al 1870, presso l’Osservatorio, si susseguivano le visite di orologiai che si apprestavano a presentare orologi e movimenti di alta gamma da sottoporre ai rigidi test di cronometria previsti a quel tempo.


I test erano stati ideati dalla Società Ginevrina delle Arti: tale operazione rappresentava una risposta ad una condizione problematica causata dalla concorrenza, soprattutto americana, della produzione di massa di orologi da parte di industrie del settore che poi ebbero effettivamente successo.
Tra il Massachusetts e l’Illinois, Waltham e National Watch Company avevano consolidato la propria leadership nella produzione di orologi economici da tasca, prodotti in grandi quantità a prezzi concorrenziali. Grazie alla diffusione per mezzo stampa e alla presenza in numerose fiere internazionali, le industrie americane di orologeria portarono avanti una proficua operazione di marketing che preoccupò, non poco, le industrie svizzere che temevano per il loro primato nel settore.

La scelta, da parte della autorità svizzere, fu quella di proseguire verso un cammino virtuoso all’insegna dell’estrema qualità e precisione dei propri orologi, anche attraverso la certificazione, mediante prove analitiche di stampo scientifico molto stringenti ma soprattutto indipendenti, degli enti certificatori.


Il luogo prescelto per allestire l’impianto che avrebbe ospitato tali test fu l’Osservatorio di Ginevra. Il garante della imparzialità e della scientificità dei test attuati in quella sede fu identificato nella figura dell’astronomo Émile Plantamour, rettore dell’Osservatorio.
Lo scienziato aveva sviluppato una serie di test e criteri sempre più rigidi con il passare degli anni ai quali erano sottoposti i meccanismi da certificare.
I movimenti degli orologi da tasca venivano sottoposti a test della durata di 7 giorni, in 4 diverse posizioni della corona di carica e appoggiati sia sul retro che sul davanti del calibro.
Altro aspetto che veniva monitorato era legato al cambiamento di temperatura: i meccanismi venivano cotti in forni a gas a 35° e poi collocati in frigoriferi a temperature glaciali per giorni.
Soltanto i migliori calibri, regolati finemente oltre che prodotti con un alto grado di assemblaggio, potevano superare tali test. Patek Philippe riscosse fin da subito un grande successo in riferimento alla qualità dei propri movimenti sottoposti ai test, fino a certificare oltre la metà dei calibri totali inviati all’Osservatorio, rappresentando l’emblema della qualità e della precisione dell’industria di orologeria svizzera.
Gran parte del successo di Patek Philippe nel superamento dei test fu attribuito alla figura di un abilissimo orologiaio della maison: André Zibach. Iniziò la propria carriera a soli 18 anni nel 1922 dopo aver frequentato la Scuola d’orologeria di Ginevra.


In azienda fece rapidamente carriera entrando in una stretta cerchia di mastri orologiai (règleurs de prècision) della casa. Nel 1954, Zibach stava lavorando al movimento N. 861 137 da ormai 3 anni. Nell’archivio della casa sono stati rinvenuti gli appunti che scrisse durante la messa a punto del calibro, dai quali emerge una maniacale ricerca della perfezione tecnica ed estetica da riportare sul meccanismo.

Zibach era solito appuntare giornalmente le operazioni che svolgeva sui calibri: dalle regolazioni all’uso dei lubrificanti, dalla durezza dei componenti data da trattamenti di calore alla sostituzione di componenti, come le spirali e i rubini finemente lucidati in superficie.
Dopo questo lungo periodo di perfezionamento nella produzione e nell’assemblaggio del calibro, quest’ultimo venne proposto all’Osservatorio di Ginevra per essere sottoposto ai test di rito.
Il direttore Georges Tiercy annunciò i risultati dei test che portarono all’assegnazione dell’ambito Bulletin de premiére classe e Zibach ricevette, nello stesso anno, altri 9 premi molto prestigiosi.
Dopo il grande successo, il calibro venne restituito alla casa che decise di celebrare lo storico risultato con la produzione di un orologio da polso ad hoc. Si tratta del Patek Philippe ref. 2556 con cassa in oro giallo, quadrante argentato con lancette dauphine in oro e l’iscrizione “BULLETIN OBSERVATOIRE” in bella vista sul quadrante ad ore 3.

 Questo particolare orologio non venne commercializzato e prodotto in serie ma è conservato presso il Patek Philippe Museum (N. Inv. P-780).


I concorsi di Ginevra vennero destituiti verso la fine degli anni 1960 ma contribuirono ad una sana competizione tra le più grandi e prestigiose industrie di orologeria svizzera impegnate a superarsi, alzando sempre più l’asticella al fine di affermare il proprio dominio tecnico nell’intero settore. In questi anni, Patek Philippe, nella persona di Andrè Zibach, mostrò al mondo un esempio plastico dell’autentico virtuosismo della tecnica, che ancora oggi rivive grazie all’apprezzamento di collezionisti che riescono ad emozionarsi, nel presente, ascoltando il ticchettio che sfiora la perfezione di orologi e calibri, certificati dagli osservatori, che rappresentano l’arte e la maestria dell’orologeria svizzera.


Marco Di Pasquo

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