UNA VISIONE UNICA CHE CELEBRA L’ARTE E L’AUTENTICITÀ DELL’OROLOGERIA ARTIGIANALE.
L’orologeria indipendente continua a trovare nuovi protagonisti e innovatori:
Sante Castignani si distingue tra loro come un maestro artigiano che unisce tradizione e creatività.
Nato come fotografo, Castignani ha portato nella sua carriera una sensibilità artistica unica, trasformando ogni orologio che crea in una vera e propria opera d’arte.
L’inizio della carriera di Sante Castignani è radicato nel mondo della fotografia, dove ha perfezionato l’occhio per il design e l’attenzione ai dettagli.
Questa esperienza ha gettato le basi per il suo ingresso nell’orologeria, un settore che ha conquistato il suo cuore e gli ha permesso di esprimere il suo talento in mondi nuovi e straordinari.
Ogni orologio creato è frutto di un lavoro meticoloso e interamente manuale utilizzando movimenti vintage spesso recuperati e ripristinati: la scelta attenta e innovativa dei materiali, tra questi la bachelite, il bronzo, l’ebano, l’avorio vegetale ed altri, sapientemente combinati a testimonianza della maestria artigianale, dando vita a pezzi unici che raccontano storie e portano con sé l’eco di epoche passate.
La sua filosofia si basa sull’autenticità e sull’arte, respingendo la produzione di massa e la standardizzazione del design. Oltre alla maestria tecnica, Castignani si impegna a preservare il valore dell’orologeria indipendente che oggi significa non solo creare ma anche difendere l’autenticità e l’anima di questo settore trasmettendo la sua passione alle nuove generazioni.
Per conoscere meglio la visione e il lavoro di Sante Castignani abbiamo preparato alcune domande che esplorano il suo percorso, la sua filosofia e il futuro dell’orologeria indipendente.
AC: Ringraziamo Sante Castignani per la disponibilità, vorremmo iniziare chiedendole come il suo lavoro da fotografo abbia influenzato la sua visione artistica nella creazione degli orologi.
SC: La fotografia ha molto a che fare con il tempo: la prima relazione è fisica, perché l’otturatore viene regolato proprio per catturare una frazione definita di tempo, un centesimo, un millesimo di secondo; il secondo legame è filosofico, l’utopia che muove l’immaginario del fotografo è proprio quella di fermare l’orologio della vita ad un momento prescelto, bello o brutto, ma che si vorrebbe congelare per tornare a viverlo a piacimento. Su un piano più concreto, il mio lavoro di fotografo mi ha messo nelle condizioni di raccontare il bello nell’arte, antica e moderna, nell’industria, nel design, nella moda, nella natura; quando si vuole mettere la giusta forza nel trasmettere all’osservatore l’essenza di qualunque oggetto rappresentato, è inevitabile instaurare un rapporto profondo con il medesimo, e alla fine porti a casa ogni giorno un pezzetto del mondo che hai avuto davanti al tuo obiettivo.
AC: Qual è stata la motivazione che l’ha spinta ad affacciarsi al mondo dell’orologeria indipendente dopo la carriera da fotografo?
SC: Per il momento le due cose convivono ancora, ma i nuovi scenari mi allontanano ogni giorno di più dall’immagine, che ormai può essere sintetizzata in modo totalmente virtuale, trasformando irreversibilmente la percezione della stessa. Per contro, la artigianalità, la progettazione che eseguo ancora a carta e matita, la manualità con cui, per scelta, do corpo alle mie idee, mi porta a provare soddisfazioni che non credevo più possibili; questa è stata la spinta, ma la fattibilità mi è stata agevolata dal conformismo della fase che sta attraversando il design, ingessato in moduli esageratamente dettati dal mercato; io tengo a rifarmi invece a fasi rivoluzionarie del disegno industriale, come l’Art Nouveau, il Deco, il Razionalismo, lo Streamline, tutti movimenti che mescolavano le carte, e costringevano il pubblico a riformare il proprio immaginario, in tempi molto brevi; rivoluzioni, appunto.
AC: Quali sfide tecniche ha affrontato nell’orologeria venendo da un percorso artistico e come è riuscito a superarle grazie alla sua visione creativa?
SC: Devo dire che senza un piccolo bagaglio di manualità acquisito riparando e restaurando orologi per passione, da molti anni, non avrei avuto la forza e il coraggio per lanciarmi in questa sfida; in pochi anni ho imparato ad usare lime, torni, fresatrici, seghetto e bulino da orafo, e mille altre abilità che mi permettono, ad oggi, di costruire tutto ciò che compone l’orologio, escludendo la meccanica, per la quale attingo alla incomparabile eredità dei decenni d’oro dell’orologeria meccanica, segnatamente dagli anni ‘30 ai ‘50. A parte il meccanismo, oggi sono in grado di realizzare, sempre a mano, la cassa, il quadrante, le lancette, la corona, la fibbia, e quando serve anche il vetro plexy. Tutto a mano, tutto in esemplare unico come ogni orologio, per cui tutta la ricerca che porta a un pezzo viene archiviata terminato il lavoro.
AC: Ci può raccontare il processo creativo dietro uno dei suoi pezzi più significativi?
SC: Potrei prendere ad esempio SALVADOR, un orologio ispirato al dipinto “La persistenza della memoria” di Salvador Dalì, quello degli orologi “molli”. Si tratta di un tema cui molto orologiai si sono avvicinati prima di me, da grandi marchi come Cartier, a mirabili artigiani come Falcone. Tutti però, indistintamente, hanno scelto come soluzione tecnica per la cassa di forma irregolare, metalli duttili e lavorabili per fusione ( oro e simili preziosi ). Io invece ho scelto di scavare e scolpire un blocco di acciaio totalmente a mano, come sempre su mio disegno, e cercando di enfatizzare in ogni dettaglio il senso di oggetto liquefatto. Ancora una volta una sfida ambiziosa, ma coronata a mio avviso da successo.
AC: Cosa significa per lei essere un orologiaio indipendente e qual è la filosofia alla base del suo lavoro?
SC: Significa aver trasformato una grande passione “passiva” in qualcosa di costruttivo. Ho trascorso decenni a collezionare libri e riviste, ora ho l’immensa soddisfazione di creare dal nulla oggetti che non esistevano se non nella mia immaginazione, e ogni tanto anche di vederli stampati sulle riviste di cui sopra, o narrati comunque nel web, come in questa occasione. Al di la di queste gratificazioni spicciole, mi piace pensare di portare un microscopico contributo alla sopravvivenza di un’arte antica e di cui la maggior parte delle persone misconosce la profondità, anche per colpa di un mercato tutto orientato, per dirla grossolanamente, a far cassa.
AC: Come vede il futuro dell’orologeria indipendente in un’industria sempre più globalizzata?
SC: Credo che nel medio termine sopravviveranno solo i marchi di fascia bassa e alta; tutto quello che c’è in mezzo verrà cancellato dai cambiamenti di abitudini (smartwatch, consultazione attraverso altri dispositivi, etc). Gli indipendenti dovranno necessariamente meritare un posto nella fascia di lusso, e conquistarselo attraverso chiare differenziazioni costruttive, in particolare un inequivocabile apporto di manualità ed artigianalità.
AC: Quali consigli darebbe ai giovani interessati a intraprendere il percorso dell’orologeria indipendente?
SC: Temo di non aver titolo per indirizzare nessuno, io ad esempio ho scelto una strada che aveva pochissime chance di ritagliarsi un posticino, e invece qualcuno si è accorto dei miei “freaks”, e questo dimostra che nella vita le pianificazioni spesso lasciano il tempo che trovano. Unico consiglio che mi sento di dare è quello di intraprendere un qualunque percorso artigianale o artistico solo se si è veramente spinti da un “sacro fuoco”, che permetterà di superare i mille ostacoli che inevitabilmente ci si pareranno davanti.
AC: Guardando avanti quali sono i suoi obiettivi personali e i progetti che sogna di realizzare?
SC: Io guardo sempre avanti, ma mi piace anche tenere nella giusta considerazione il tempo presente, e al momento i riconoscimenti e le gratificazioni che sto raccogliendo quotidianamente mi suggeriscono soltanto di tenere la barra dritta e proseguire nella crescita che l’esperienza ancora mi dispensa. Come sogno, voglio volare basso, e visto che questa fase della mia vita si sviluppa in una sorta di seconda giovinezza, mi auguro che questa duri abbastanza per poter vedere fino a che punto riesco a spingere i miei progressi e la mia creatività. Ho ancora tante idee da trasportare dalla carta alla realtà.
Sante Castignani non è solo un maestro orologiaio ma un visionario che riesce a fondere l’arte e la tecnica in un dialogo armonioso. La sua dedizione al lavoro artigianale e la sua capacità di creare pezzi unici lo rendono un esempio brillante di ciò che significa essere indipendenti nel settore dell’orologeria.
Desidero ringraziare Sante per aver condiviso con noi la sua storia, le sue riflessioni e la visione del futuro.
E’ stata un’opportunità straordinaria conoscere meglio il suo percorso e immergerci nel mondo dell’orologeria indipendente attraverso i suoi occhi.
Per scoprire e approfondire i lavori di Sante Castignani vi invitiamo a visitare il sito ufficiale e la sua pagina Instagram dedicata.
di Antonio Cabigiosu